UN UOMO DI CUI SI DICE IL NOME
30 giugno 2024, XIII PER ANNUM B
(Sap 1,13-15; 2,23-24; Sal 30/29; 2 Cor 8,7.9.13-15; Mc 5,21-43)
Ora una donna, udito parlare di Gesù venne tra la folla… (Mc 5,27)
Un uomo di cui si dice il nome e il ruolo nella società e una donna di cui non si dice nulla, se non la sua condizione di malata cronica, ci danno una lezione di fede (non sulla fede).
Nell’evangelo di Marco, Giairo è l’unico capo religioso che si getta ai piedi di Gesù e si rivolge a lui con una supplica.
La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva.
Giairo significa Colui che illumina, o anche che rialza, risveglia, ma ciò che sta vivendo sembra contraddire il suo nome e il suo destino.
La luce si sta spegnendo negli occhi della sua figlioletta e lui non è in grado né di rialzarla, né di risvegliarla. Se la sua bambina si spegne, si spegnerà anche lui, se non si rialza neppure lui si rialzerà più.
Non gli importa che gli scribi scesi da Gerusalemme pensino che Gesù sia posseduto da Beelzebùl, il capo dei demoni (Mc 3,22), gli importa solo che sua figlia viva.
Per questo si gettò ai piedi di Gesù e lo supplicò con insistenza.
E Gesù, senza dirgli una parola, andò con lui.
Il Maestro si fece discepolo per restituire la vita a una bambina.
Della donna che si intromette nella storia di Giairo e di sua figlia, senza alcuna intenzione di farlo, non si dice nulla.
La sua identità è data dalla malattia, un flusso mestruale che non si arresta.
Essa aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando.
Poi aveva sentito parlare di Gesù e una piccola luce s’era accesa in lei dopo dodici anni di buio. Non intendeva portarlo a casa sua o allontanarlo da suoi discepoli e neppure interrompere il cammino
Non voleva disturbarlo, costringendolo a prestarle attenzione.
Voleva solo sfiorare, per un istante, il lembo del mantello di Gesù, con l’inspiegabile e assurda certezza che quel semplice tocco sarebbe bastato a salvarla
Nient’altro.
C’era una folla che circondava il Signore che lo tirava da tutte le parti, ma solo il leggero tocco della donna attrasse la grazia.
E immediatamente, nel silenzio e nel nascondimento come desiderava la donna, l’emorragia si arrestò.
Ma il desiderio di Gesù era che la sua storia non rimanesse nascosta e venisse alla luce.
Ci sono verità che non si debbono tacere, non si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa (Mt 5,15).
Così la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità.
Non a Gesù, che già conosceva la sua storia, ma a tutti quelli che gli si stringevano attorno tenendo le distanze, a dotti e ai sapienti di questo mondo, a chi si riempie la bocca con il nome di Dio senza dire nulla.
Lei che con la sua malattia era ultima degli ultimi diventa prima (Mc 10,31), salì in cattedra e diede a tutti una lezione di fede, di una fede che forse nemmeno sapeva di avere.
Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male (Mc 5,34).
Mentre una donna anonima ritrovava la vita e la dignità di figlia, la figlia di Giairo, con la morte sembrò perdere definitivamente vita e dignità.
Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?
Parole piene di obiettivo buon senso, come quelle dei discepoli a proposito di chi l’avesse toccato.
Ma Gesù, come non aveva risposto al buon senso dei discepoli, così ignorò l’annuncio della morte della bambina.
E, come aveva chiesto alla donna di raccontare la sua verità, così chiese a Giairo di porre la sua fiducia e la sua speranza in colui che è la verità (Gv 14,6).
Tu non temere, soltanto abbi fede!
Come Abramo, Giairo credette al Signore (Gen 15,6) e lo seguì, sperando contro ogni speranza (Rom 4,18).
Prima Gesù, il Maestro, aveva seguito Giairo come un discepolo, ora toccava a Giairo, seguire Gesù, il Maestro, come un discepolo lungo la strada di una fede che agli occhi del mondo appare stolta (1Cor 1,18-31) e ridicola.
Soltanto abbi fede!
Soltanto per la fede della donna il flusso di sangue, che da dodici anni la stava faceva lentamente morire, si interrupe e lei riprese a vivere.
E soltanto per la fede del padre il sangue che aveva smesso di circolare nel corpo della bambina riprese a scorrere e la figlia di Giairo a dodici anni ritornò in vita.
È necessaria una grazia straordinaria per vivere soltanto avendo fede.
Tre anni dopo Gesù fu crocifisso sulla cima del Golgota e, una volta deposto dalla croce, Giuseppe d’Arimatea lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro.
Così a molti sembrò che sulla vicenda di Gesù di Nazareth, profeta potente in opere e parole (Lc 24,19), fosse stata definitivamente messa una pietra sopra.
Non temere, soltanto abbi fede!
In quei tre giorni nessuno dei discepoli sembrò ricordare queste parole di Gesù.
A parte uno, quello che il quarto evangelo chiama il Discepolo Amato.
Come la donna che un giorno ebbe il coraggio di sfiorare il mantello di Gesù, come Giairo che, contro ogni buon senso, continuò a disturbare il Maestro, così anche il Discepolo Amato, all’alba del primo giorno della settimana, davanti alla tomba vuota, vide e credette (Gv 20,8).
Quando si prenda in considerazione lo stato attuale del mondo e la vita intera, si è cristianamente obbligati e dire che è malato. Se io fossi un dottore e qualcuno mi chiedesse Che cosa pensi che si debba fare? risponderei che la prima cosa da fare, la condizione essenziale per cui qualcosa possa essere fatto, è: Silenzio! Fate silenzio! La parola di Dio non può essere sentita se viene propinata da mediatori rumorosi…
(Søren Kierkegaard)