Da ciel venne (Cort. 7)
Anche di questa lauda ci siamo già occupati nel testo generale. È la narrazione dell'Annunciazione di Gabriele alla Vergine. Le 14 strofe del testo seguono quasi pedissequamente la narrazione evangelica di Luca, ma in italiano volgare. Da notare la prima e l'ultima strofa: nella prima si evidenzia - quasi come se fosse un'informazione non del tutto scontata per l'uomo dell'epoca - che nella città di Nazaret viveva la gente giudea che parlava la lingua ebrea, sia in città, che nel castello, dove evidentemente il "castello" - un simpatico innesto tutto medievale in piena civiltà ebraica, oggi diremmo "il Palazzo" - rappresenta il luogo del potere; nell'ultima stanza troviamo invece la preghiera dell'autore, che lasciata la narrazione con la risposta della Vergine, chiede la sua intercessione perché l'intera umanità possa vivere, essere con Dio Padre.
Lo schema rimico è l'ormai noto a x / b b b x / c c c x / etc.
Dal ciel venne messo novello, |
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Nella città di Galilea |
Fra le femene se’ benedecta |
Filiol di l’Altissimo fie chiamato, |
ch’è chiamata Naçarèth, |
Del tuo ventre uscirà tal fructo, |
Tu se’ regina et elli è reie; |
L’angel fo messo da Dio, |
La donna fo tutta turbata |
Elysabèth tua cognata |
“Ave Maria, gratia plena” |
“Come fie quel che tu ài decto? |
Respose la kiara stella: |
L’angel disse “Non temere, |
Questa donna intercedente |
La lunghezza del testo di questa lauda non deve meravigliare: la capacità dell'uomo di concentrarsi (nel senso di portare la mente in una sola direzione) è molto mutata nel corso dei secoli (insegnando, penso che oggi sia al più basso livello dalle origini dell'umanità...). Per l'uomo medievale, come per ogni uomo fino all'avvento dei media, la narrazione dei fatti - reali, immaginari, tratti dalle Sacre Scritture - doveva essere un momento pieno di fascino e di interesse; e il sentire nel proprio idioma la narrazione dell'Annunciazione, fino a quel momento udita in latino e quindi, forse, solo intuita, era come per noi andare a teatro.
Comunque sia, abbiamo scelto, per la trascrizione musicale di questa lauda, un tempo ternario che ci sembra sia rispettoso della naturale accentazione dei versi e dia grande scorrevolezza alla narrazione.
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