Nel Medio Evo erano così chiamati i flauti diritti, capostipiti della famiglia dei moderni flauti dolci. Il flauto traverso, o traversiere, era chiamato "flauto tedesco", perché la sua diffusione in Europa sembra sia partita proprio dalla Germania.
Qui sopra la Tavola IX della Sciagraphia di Praetorius (che è in realtà un'appendice al Theatrum Instrumentorum - che a sua volta è il secondo volume del Syntagma Musicum - che consiste in 42 splendide tavole delle famiglie strumentali considerate nel trattato) raffigura l'intera famiglia dei flauti dolci (1 e 2), i flauti traversi (3), il fiffaro militare (4), i flauti a 3 buchi (5) e il tamburo che viene suonato insieme al flauto a 3 buchi (6).
In questa pagina parleremo di entrambe le tipologie di strumenti.
Flauti dolci
Ros.: How can that be,
when you have the voice of the king himself for your succession in Denmark?
Ham.: Ay, sir, but 'While the grass grows'—the proverb is something musty.
[Re-enter the Players, with recorders.]
O, the recorders:—let me see one.
(Hamlet, ACT III., Scene II)
Quello che ammirate qui sopra è il cosidddetto flauto Dordrecht, l'esemplare più antico sopravvissuto della famiglia dei flauti diritti, risalente alla metà del XIII sec.
La produzione del suono in questi strumenti avviene attraverso il labium, una specie di linguetta affilata e sagomata sul corpo dello strumento contro la quale viene convogliato il soffio dello strumentista. L'aria insufflata si infrange contro il labium producendo una vibrazione che poi verrà modulata dal corpo e dai fori dello strumento diventando, meravigliosamente, suono.
La famiglia dei flauti è formata normalmente da sopranino, soprano, alto, tenore, basso. Il legno può variare: acero, palissandro, bosso... I modelli si sono trasformati nel tempo (non necessariamente evoluti...), dal medievale, con fori e canale larghi, al barocco, con fori e canale più stretti. Nel Kalòs suoniamo:
- un flauto medievale soprano in ciliegio e uno alto del costruttore romano Vincenzo De Gregorio, dal suono pieno e dolce, e un sopranino rinascimentale in legno di pero del marchio tedesco Kobliczek, prodotto da Christoph Hammann, nella foto qui sotto:
- sempre dall'atelier Kobliczek un flauto tenore rinascimentale, modello "Praetorius" in legno di pero:
- infine, alla bisogna, due flauti dolci barocchi soprano e alto, modello Rottenburgh, in bosso, del marchio Moeck:
Che differenza fra i flauti medievali-rinascimentali e i flauti barocchi? Sostanzialmente il suono. L'evoluzione ha portato i costruttori a ricercare suoni sempre più perfetti per intonazione e con estensioni maggiori, per poter stare al passo con gli altri strumenti dell'orchestra barocca, i violini su tutti. Ma, inevitabilmente, anche il timbro è cambiato, perdendo quella morbidezza e rotondità tipiche dei flauti medievali e rinascimentali.
In qualità di insegnante di Educazione Musicale nella Scuola Secondaria di I Grado mi è doveroso fare un appunto sull'uso di questo strumento per l'attività didattica. Esso infatti è un po' croce (molta) e delizia (non sempre) rispettivamente per genitori e per i figli, del palinsesto didattico della scuola dell'obbligo. Anche per me, che lo suono nel Kalòs, è inizialmente stato fonte di disagio doverlo insegnare essendo effettivamente l'unico strumento di basso costo e dal limitato tempo di rapporto allievo-docente. Col tempo mi sono ricreduto: oltre all'opportunità che offre di suonare insieme (non mi dilungo qui sulle competenze trasversali che tale attività stimola nell'allievo), il flauto dolce nella scuola - se insegnato e suonato dignitosamente (gli errori non inficiano l'avverbio) - è utile per la manualità fine, aiuta a prendere coscienza delle funzioni delle diverse parti del proprio corpo (la sincronizzazione fra dita-lingua-fiato non è sempre immediata) e, last but not least, è bello da sentire, se lo si accompagna con un pianoforte vero e non con quelle orrende basi che vengono fornite dai libri scolastici.
Traversa medievale
Il flauto traverso era presente nell'area mediterranea già all'epoca dei romani: il Mosaico del Nilo, ora al Museo Archeologico Nazionale di Palestrina, e un affresco del I sec. d.C. nella Domus Aurea di Roma ne danno chiara testimonianza. Da allora, però, per avere nuove immagini che rendicontino l'uso della traversa nell'Europa Occidentale, dobbiamo risalire al Basso Medioevo, nel XII sec.
Gianni Lazzari ha pubblicato un libro sul flauto traverso che è oggi il trattato forse più esaustivo dell’argomento. Alla traversa medievale sono purtroppo dedicate solo una decina di pagine, ma non gliene si può fare una colpa, anzi, il musicologo e flautista bolognese ha saputo concentrare in quelle pagine tutto quanto si possa dire su questo strumento nel periodo che va dalle origini alla fine del Medioevo: solo nel Rinascimento il flauto traverso ha cominciato ad essere protagonista delle scene musicali in tutta Europa e a fare il suo ingresso nei trattati strumentali.
Lazzari ripropone un inventario iconografico di Liane Ehlich (in L'iconografia del flauto traverso nel Medioevo, in "Sýrinx", VIII, 28, aprile-giugno 1996, pp. 20-25) per cui si conoscono 36 immagini dello strumento: 2 nel XII sec., 4 nel XIII, 24 nel XIV e 6 nel XV. Eccone qui di seguito alcune.
Copia di Sirene dall'Hortus deliciarum della Badessa Herrad di Landsberg, sec. XII (l'originale andò perduto in un incendio nel 1877). Parigi, Bibliothèque National
Coppia di flautisti, miniatura delle Cantigas de Santa Maria, XIII sec., Madrid, Biblioteca dell'Escorial
Codice di Manasse, XIV sec., Heidelberg, Universitätsbibliothek
Annunciazione, dalle Petits Heures du Duc de Barry, inizio del XV sec., New York,
Metropolitan Museum of Art.
In alto a sinistra angelo flautista
Si può notare come in alcune di queste immagini i flautisti reggano lo strumento a sinistra, una postura evidentemente diffusa fra i flautisti dell'epoca.
Il traversiere consiste in un tubo cilindrico, sul quale vi sono 6 fori (tre per la mano destra e tre per la sinistra) oltre al foro dell'insufflazione. A differenza del flauto dolce, qui manca il "fischietto", o meglio, è lo strumentista che indirizza il circolino del fiato contro la parete opposta del foro di insufflazione, producendo la vibrazione che poi diventa il suono.
Le traverse medievali, come già detto, si sa che esistessero, ma non si sa come fossero fatte, o meglio, lo si può dedurre solo dalle immagini e dai successivi trattati rinascimentali (il Musica getuscht und ausgezogen di Sebastian Virdung del 1511; il Musica instrumentalis deudsch di Agricola, del 1529 e, ovviamente, il Syntagma Musicum di Praetorius, più volte citato); del resto, è ovvio pensare che questi trattatisti abbiano descritto nel Cinque-Seicento strumenti che avessero già una storia importante alle spalle.
Le due traverse del Kalòs sono in re, modello "Cantigas", amorevolmente estratte e miracolosamente intagliate nell'acero nell'atelier di Vincenzo De Gregorio. A queste, dello stesso costruttore, si è ultimamente aggiunta una traversa in sol (a sinistra nella foto), in legno di pero.