Laude novella sia cantata (Cort. 2)
Di Laude novella ci siamo già occupati nel testo generale di presentazione delle Laude, prendendolo come esemplificazione di una trascrizione in notazione moderna. Su questa trascrizione gravano alcune annotazioni di due musicologi importanti. Ma andiamo per ordine.
La musica, come la sentiamo noi, è una fresca e agile ballata in onore della Vergine.
Appare subito evidente una forte analogia, nell'intonazione della ripresa, con l'incipit dell'inno gregoriano Ave maris stella,
questa somiglianza, che potremmo interpretare in un certo senso come citazione non casuale, sgombra il campo dai dubbi che molti trascrittori si pongono sulla opportunità di aggiungere il bemolle al si. L'inno, del I modo, non la richiede, e la lauda, a nostro parere, ne fa volentieri a meno.
Quello delle alterazioni musicali nel codice di Cortona è una quaestio destinata a rimanere senza risposta. Ne abbiamo già parlato nel testo generale sulle Laude; è molto probabile che il fatto che non sia presente nella notazione manoscritta alcuna alterazione non significhi che non fosse mai usata. La scrittura della musica aveva a quell'epoca una funzione prettamente mnemonica, non prescrittiva, esattamente come quella gregoriana. In altre parole, i cantori non imparavano i brani dalla notazione, ma con la pratica; anche oggi, nei cori amatoriali, chi non sa leggere la musica non impara la parte "solfeggiandola", ma sentendola cantare; per costoro le alterazioni in chiave sono un vero e proprio optional grafico.
Nel caso di Laude novella sia cantata, ci sembra comunque che il bemolle al si tolga brillantezza alla linea melodica.
Il problema più grande, comunque, sembra - anche in questa lauda, come in Venite a laudare - la corretta intonazione di alcune parti della strofa, dove il salto di sesta discendente su "primo fior" è messo in discussione da Marco Gozzi e T.C. Karp, che gli preferiscono un salto di quarta, evitando così l'eccessiva discesa nelle note gravi, per poi ritornare all'intonazione tradizionale su "nella bonor". I due musicologi interpretano errato l'uso della chiave da parte del copista in questa sezione della strofa, e ad avallare la loro tesi segnalano sul manoscritto una evidente rasura delle note alzate poi erroneamente d'una terza.
Il Kalòs ha preferito, anche in questo caso, l'intonazione della lauda come nella versione più tradizionale di Liuzzi del 1935 ed avallata da numerose successive trascrizioni.
Questo il testo; la struttura rimica è la consueta delle Laude, a x / b b b x / c c c x / etc.
Laude novella sia cantata a l’alta donna encoronata! |
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Fresca vergene donzella, primo fior, rosa novella, tutto ‘l mondo a te s’apella; nella bon’or fosti nata. |
Tu se’ rosa, tu se’ gillio, tu portasti el dolce fillio, però, donna, sì m’enpillio de laudar te, honorata. |
Nulla lingua pò contare come tu se’ da laudare: lo tuo nome fa tremare Sathanàs a mille fiata. |
Fonte se’ d’aqqua surgente, madre de Dio vivente: tu se’ luce de la gente, sovra li angeli exaltata. |
Archa se’ d’umilitade, vaso d’ogne sanctitade: en te venne deitade d’angel foste salutata. |
Pregot’, avocata mia, ke ne metti en bona via; questa nostra compania sìate sempre commendata. |
Tu se’ verga, tu se’ fiore, tu se’ luna de splendore: voluntà avemo e core de venir a te, ornata! |
De le vergin se’ verdore, de le spose se’ honore a tutta gente port’amore, tanto se’ ingratiata. |
Commendànte questa terra, che la guarde d’ogne guerra: ben s’enganna e tropp’erra ki t’afende, o bëata! |