GESÙ NON RACCONTAVA PARABOLE

23 luglio 2023, XVI DOMENICA PER ANNUM A
(Sap 12,13.16-19; Sl 86/85; Rm 8,26-27; Mt 13,24-43)

 Il regno dei cieli è simile a... (Mt 13,24)

Gesù non raccontava parabole per definire il regno, ma per allargarne i confini.

Le parabole – come scrive Sergio Quinzio – lasciano filtrare quel tanto di luce che può bastare perché sia riconosciuta da quelli che disperatamente la cercano (Rm 4,18).
E a cercarla sono soprattutto gli umili e i modesti, come insegna la Qabbalàh.
All’inizio Dio dice: Sia la luce. Dagli spazi infiniti scaturisce una fiamma. Dio polverizza questa luce in atomi. Miriadi di scintille furono disseminate nel nostro mondo, ma non possono essere colte da tutti noi. Il vanitoso che procede con arroganza, non ne percepirà mai nessuna. Ma l’umile e il modesto, con gli occhi bassi le intende. Com’è scritto nel Salmo 97: Una luce è seminata per i giusti
(Dall’introduzione di Arnold Schönberg al Kol Nidrè).

Le parabole sono scintille che non è possibile catturare.
Chi è umile e modesto e le accoglie con gratitudine riesce a comprenderle perché non le fossilizza in una morale.
Gesù non dice che il regno dei cieli è un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo, ma che è simile a… Il regno dei cieli non può essere definito con precisione e nessuno può dire: Eccolo qui, oppure: Eccolo là (Lc 17,21).
Le parabole rivelano aspetti del regno di Dio che si contraddicono e per non trasformarle in un manuale di morale, o peggio, in slogan ideologici è necessario non eliminarne i paradossi e le contraddizioni.

C’è una piccola parola nel vocabolario biblico, una congiunzione con valore avversativo, che ha una grande importanza nella vita spirituale.
Tuttavia (lakèn, in ebraico).
L’intelligenza artificiale dei nostri PC ci sconsiglia di iniziare un periodo con un ma o un tuttavia perché, dal suo illimitato punto di vista, ci insegna che non è corretto.
Il grammaticalmente corretto dei nostri PC non tollera paradossi e contraddizioni.

Paradossi e contraddizioni che, invece, abbondano nelle grandi storie bibliche e nelle nostre piccole storie di credenti.

Dio è trascendente, inavvicinabile
Tuttavia nessuna nazione ha gli dei così vicini a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo (Dt 4,7).

Il suo Nome è impronunciabile.
Tuttavia, la sua Parola è molto vicina a te, nella tua bocca, nel tuo cuore
(Dt 30,14).

 Il regno dei cieli è simile a un uomo che semina con cura del buon seme nel suo campo.
Tuttavia, il regno dei cieli è simile anche a un seminatore prodigo che getta il seme ovunque, lungo la strada, tra pietre e rovi e anche in un po’ di terra buona (Mt 13,3-9).

A volte il Maligno contrasta in modo diretto l’opera del seminatore, servendosi di pietre, uccelli, rovi per impedire al seme di germogliare e crescere (Mt 13,18-22).
Altre volte, tuttavia, agisce in modo più subdolo, seminando in quel terreno buono qualcosa che è simile a del buon seme, ma non lo è.

 Il regno dei cieli è simile a un insignificante granello di senapa che rimane nascosto a lungo nella terra prima di germogliare.
Tuttavia, il regno dei cieli è simile anche a una lampada che deve essere posta in alto sul candelabro, per far luce a tutti quelli che sono nella casa
(Mt 5,14-15).

 Il regno dei cieli è simile a un po’ di lievito, un ingrediente comune presente in ogni cucina.
Tuttavia è simile anche a una perla preziosa, di grande valore, per avere la quale un mercante è disposto a vendere tutti i suoi averi (Mt 13,45).

Il regno dei cieli è simile a contadini che dormono tranquilli dopo i giorni della semina (Mc 4,28-32).
Tuttavia il regno dei cieli è simile anche a dieci vergini
che devono vegliare e controllare l’olio delle loro lampade in attesa dello sposo, perché non si può prevedere né il giorno né l’ora del suo arrivo (Mt 25,1-13).

La Bibbia è un libro pieno di contraddizioni e paradossi, perché è Parola di Dio.
E le parabole sono scintille che fanno intravvedere per un istante i misteri del regno.
Una scia luminosa che indica la direzione da prendere a chi decide di incamminarsi alla ricerca di Dio (Mt 2,2.9-10).

 Domandare: Chi è Dio? equivale a negarlo. Tutto quello che puoi domandare è: Dov’è Dio? (Andrè Neher)
Ma questa domanda – Dov’è Dio? – ha un senso solo se diventa cammino e ricerca.

Il Golgota è un piccolo colle arido destinato alle esecuzioni capitali.
Tuttavia quel piccolo colle divenne un terreno fertile che continua a portare molto frutto.

Il diavolo affrontò Gesù per l’ultima, decisiva battaglia con parole religiosamente corrette, piene di buon senso, simili a del buon seme.
Scendi ora dalla croce e crederemo in te! – gli disse (Mt 27,39-44).
Tuttavia Gesù non prestò ascolto a queste parole seduttive, diabolicamente prive di paradossi e contraddizioni, e consegnò il suo spirito nelle mani del Padre (Lc 23,46).

Quando dalla croce gridò: Sono abbandonato (Mt 27,46), disse nello stesso istante e tramite la medesima parola (azav, in ebraico): Sono raccolto.

Il dubbio e la professione di fede non si contraddicono nell’esperienza del credente.

Chi credeva di sapere chi fosse Dio e che cosa volesse, chiese a Gesù di scendere dalla croce se voleva guadagnarsi la loro fiducia e dimostrare la sua origine divina.
Invece un centurione che di Dio sapeva poco o nulla, senza pretendere nulla, riconobbe in quell’uomo che rimase appeso alla croce il Figlio di Dio (Mt 27,54).


Sulla scena odierna ci sono troppe trombe e tamburi. Da una parte il ‘nuovo ateismo’ militante e ingenuo di Richard Dawkins e dei suoi compagni di viaggio, dall’altra il suo identico rovescio, altrettanto rumoroso e ingenuo, il fondamentalismo. In queste tempeste e dispute non c’è il Signore che aveva parlato a Elia in una brezza leggera.
(Tomas Halìk)