Franchino Gaffurio
Solus ita perfectus Musicus est […] qui theoriam praxi iungit.
Athanasius Kircher,
Musurgia Universalis, 1650,libro II, p. 47.
Si dice che nel 1492 sia finito il Medioevo. La scoperta dell'America, ad opera di Cristoforo Colombo, è assunta qui come data simbolo per l'affermarsi di una nuova coscienza che nel corso degli ultimi secoli, dal XIII al XV, si era viepiù diffusa. L'uomo - stanco di essere creatura - si sente artefice del proprio destino; in tutti i campi del sapere si diffonde l'idea che nulla sia più impossibile all'intelligenza umana. È una vecchia storia: dalla ribellione del più bello degli angeli, Lucifero, al trappolone ordito dall'antico serpente ad Eva e Adamo, dalla Torre di Babele all'Ulisse dantesco, l'uomo ha sempre preteso di gareggiare con Dio da pari a pari: ora, finiti i tempi "bui", archiviati mille anni di guerre, soprusi, epidemie, finalmente si può "rinascere". Così ci dicono.
Fra i musicisti di quest'epoca spiccano i fiamminghi, che operarono in tutte le corti e cappelle europee, pare che i principi e i vescovi si contendessero il primato anche a suon di maestri di cappella. Bei tempi. Oggi si preferiscono i calciatori.
Heinrich Isaac, Jacob Obrecht, Johannes Ockeghem, su tutti Josquin Desprez dilettavano le corti e le cappelle con la loro inarrivabile polifonia, e diedero il via a quell'aureo periodo che va sotto il nome di Rinascimento musicale.
All'ombra della Madonnina (diremmo oggi, ma allora il Duomo di Milano era ancora in costruzione) visse un musicista che raramente viene considerato oggi nei programmi di sala come nelle incisioni discografiche, e ciò a torto, perché fu musicista illuminato a tutto tondo: Franchino Gaffurio, lodigiano, nato nel 1451, morto a Milano nel 1522 (le due date non si sovrappongono che per un nulla con quelle di Leonardo da Vinci, ma questa è - come si dice - tutta un'altra storia...).
Considero Gaffurio un grande umanista, un musicus perfectus, che seppe legare l'aspetto teorico della musica a quello compositivo. Le sue musiche sono sì proiettate verso la polifonia rinascimentale, ma respirano di una suggestione ancora tutta medievale, che mi affascina non poco.
In questa sezione del Kalòs Concentus vorrei dedicare qualche pagina alle composizioni del lodigiano, sperando che qualcuno colga la freschezza melodica e la profonda religiosità della sua musica.
SL