ABRAMO CHE AVEVA NEGOZIATO A LUNGO
25 febbraio 2024, II QUARESIMA B
(Gen 22,1-2.9a.10-13.15-18; Sl 116/115; Rm 8,31b-34; Mc 9,2-10)

 

Abramo rispose: Eccomi! (Gen 22,1.7.11)

 

Abramo che aveva negoziato a lungo con Dio per cercare di salvare gli abitanti di Sodoma (Gen 18,23), non disse una parola quando il Santo, Benedetto Egli sia, gli chiese di offrire in olocausto il figlio, il suo unigenito, quello che amava, Isacco, il figlio della promessa.
Niente, a parte: Hinnenì!, Eccomi!
Parola che è un imperativo è un’invocazione, una preghiera e un silenzio. Parola che a seguirla sul filo della tradizione racconta tutta la storia, per filo e per segno (Elena Loewenthal).

 

Abramo, dunque, disse: Hinnenì!, Eccomi! prima ancora di sapere che cosa Dio volesse da Lui. E come all’inizio quando, senza discutere, lasciò tutto per mettersi in cammino verso un luogo che Dio gli avrebbe indicato (Gen 12,1-4), così alla fine (questa fu la decima prova, l’ultima della sua incredibile vita), senza chiedere spiegazioni preparò tutto l’occorrente e partì con Isacco, due servi e un asino.
E un profondo silenzio.
Sul quale maestri di Israele e Padri della chiesa non smisero di interrogarsi.

 

Anche l’evangelo di Marco non rivela i pensieri che si agitavano nella mente di Pietro, Giacomo e Giovanni mentre salivano verso un alto monte in compagnia di Gesù.
Gli spazi bianchi tra le parole della Scrittura non sono vuoti a perdere, ma un invito a riempirli con le nostre parole.

 

Per tornare ad Abramo, i maestri raccontano che il diavolo, consapevole del bene che questo viaggio avrebbe portato all’umanità, fece il possibile per sabotarlo e s’insinuò nella mente di Abramo iniettandogli il pensiero che Dio aveva già previsto tutto, e che un angelo era già pronto a fermargli la mano all’ultimo momento.
Insomma quella storia non era che un’ignobile farsa.
Abramo rispose che era così abituato a sentirlo mentire che non aveva alcuna intenzione di cominciare a credergli ora, fosse anche la sacrosanta verità quello che gli aveva appena raccontato.
E continuò il cammino.
In silenzio.

 

Il Diavolo sapeva quanto bene avrebbe portato all’umanità il cammino di Gesù verso Gerusalemme (e quando male avrebbe portato a lui) e tentò fin dall’inizio di sabotarlo, proponendogli alternative più allettanti (Mt 4, 1-11; Lc 4,1-12), o servendosi, all’occorrenza, anche dei discepoli.
Di Pietro, per esempio, che a Cesarea di Filippo, prima professò una fede perfetta e poi rimproverò Gesù per avere parlato del tragico destino che lo attendeva a Gerusalemme.
Il Signore non esitò a chiamarlo Satana (Mc 8,27-33), come i demoni che sanno chi è Gesù ma non vogliono avere niente a che fare con lui (Mc 5,7).

 

Forse Gesù portò Pietro Giacomo e Giovanni sulla cima di quell’alto monte con il proposito di far entrare un po’ di luce nel buio del loro cuore.
Ma l’unico risultato che ottenne fu di confonderli ancora di più.
Troppa luce per uomini accecati da sogni di gloria.
Mentre un Messia sempre in viaggio parla con Mosè ed Elia, uomini che avevano camminato molto alla ricerca del volto di Dio, Pietro propone a Gesù di costruire tre capanne e fermarsi là, perché era troppo bello.
Pietro, Giacomo e Giovanni avevano lasciato tutto per seguire Gesù (Mc 1,16-10), ma in realtà dovevano ancora partire.

 

Abramo invece, per l’ennesima volta, partì e insieme a Isacco affrontò l’ultimo tratto di strada verso la cima del monte.
Il silenzio fu interrotto dalla voce di Isacco che chiamò il padre.
Abramo, per la seconda volta, rispose: Hinnenì!, Eccomi!
Isacco: Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?
Abramo disse: Il Signore provvederà.
A mio avviso, un modo come un altro per dire che non ne ha la più pallida idea.
Dio sta chiedendo ad Abramo ancora una volta di lasciare tutto, di andare verso un altro luogo, un’altra promessa, ma il patriarca è vecchio e sente nel cuore il peso insostenibile del dubbio: forse credere a quella Voce è stata tutta un’illusione; forse ha sacrificato la sua vita a un mistero oscuro e malvagio; forse, su quel monte, nessun Dio provvederà.
E invece come aveva previsto il diavolo, sul monte il Signore provvide e la voce dell’angelo fermò la mano ad Abramo chiamandolo due volte per nome.
Per la terza volta Abramo rispose: Hinnenì!, Eccomi!
I maestri raccontano che solo allora Abramo si rivolse a Dio: Mi hai chiesto di compiere azioni contraddittorie. Io ho contenuto il mio dolore, ho trattenuto la rabbia e non ho detto niente. In cambio voglio che anche tu trattenga la tua ira senza dire nulla, quando gli uomini agiranno contro la tua legge e la tua volontà.
Dio gli promise che avrebbe perdonato agli uomini ogni peccato a patto che continuassero a raccontare la storia del loro incredibile il viaggio, verso la terra di Moria.

 

Gesù, invece, chiese a Pietro, Giacomo e Giovanni di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto e udito sulla cima dell’alto monte.
Raccomandazione inutile perché i tre discepoli non avrebbero saputo cosa dire.
L’unica parola sensata da dire poteva essere la triplice risposta di Abramo: Hinnenì!, Eccomi!, e continuare a seguire Gesù fino in fondo, anche senza capire.
Invece Pietro, Giacomo e Giovanni si addormentarono quando il Signore chiese di vegliare con lui (Mc 14,33-42) e, poco dopo, tutti lo abbandonarono e fuggirono quando le guardie vennero ad arrestare Gesù (Mc 14,50).
E non rimasero con lui quando il suo volto fu sfigurato dalla violenza degli uomini (Mc 15,16-19), quando fu spogliato delle sue vesti bianchissime (Mc 15,24), quando fu crocifisso tra due malfattori che presero il posto di Elia e Mosè (Mc 15,27).
E quando la luce del Tabor si trasformò nel buio del Golgota (Mc 15,33).
Nessuna logica può dare ragione della croce.
Eppure questo è l’evangelo, la buona notizia, che i discepoli avrebbero dovuto annunciare al mondo dopo che Egli fosse risorto dai morti. Con la certezza che ogni peccato sarebbe stato perdonato ogni volta che avessero raccontato l’incredibile storia di come Dio, sul monte, su quel piccolo monte alle porte di Gerusalemme, aveva provveduto.

 


Come reagisci tu a queste cose, Abramo? Quali pensieri, e di quel genere, si agitano nel tuo cuore. Da Dio è uscita una voce per vagliare e mettere alla prova la tua fede. Come rispondi a queste cose? Cosa pensi? Come rimetti in discussione? Forse rivolgi in cuor tuo il pensiero: se in Isacco mi è stata fatta la promessa, e ora lo offro in olocausto, resta che io non debba più sperare nella promessa? O pensi piuttosto, e dici, che è impossibile che mentisca Colui che ha promesso e che, qualunque cosa accada, la promessa resterà?

(Origene, Omelie sulla Genesi)