DOMENICA DELLE PALME
24 marzo 2024, DOMENICA DELLE PALME B
(Is 50,4-7; Sl 22/21; Fil 2,6-11; Mc 14,1 – 15,47)
Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere.
Ma Gesù, dando un forte grido, spirò (Mc 15,37)
Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, vieni presto in mio aiuto (Sl 22/21)
Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso (Isaia 50,5-7)
Verso l’XI secolo, a Bisanzio, sulle icone il Cristo nudo e morto, con la testa reclinata e il corpo leggermente piegato, sostituisce il Cristo vestito di una tunica con maniche corte, vivo, con gli occhi aperti e diritto sulla Croce (eredità trasmessa dalla Palestina, dalla Siria e dalla Cappadocia). Il corpo è nudo, salvo un panno bianco che copre le anche e che, con l’eleganza delle sue pieghe, esalta la bellezza della linea. Gli occhi chiusi indicano la vera morte; nello stesso tempo il volto, inclinato verso la Theotòkos, traduce piuttosto un sonno profondo, trasmettendo la verità dogmatica dell’incorruttibilità del corpo nella morte: La vita si è addormentata e l’inferno freme di spavento (Ufficio del Sabato Santo, stichere 2° tono). In Oriente il Crocifisso non presenta mai il realismo della carne spossata e morta, né il dolore dell’agonia. Morto e rilassato, esso non ha perduto nulla della sua regale nobiltà e conserva sempre la sua maestà, come dice San Giovanni Crisostomo: Io lo vedo crocifisso e lo chiamo Re (De cruce et latrone, homilia II).
La croce è a tre traverse. La traversa inferiore, sotto i piedi del Signore, è leggermente inclinata. Questo scabellum pedum (At 2,35; Sal 108), inclinato in basso da un lato, raffigura il destino del ladrone di sinistra; e, inclinato in alto dall’altro lato, il destino del ladrone di destra. Il tropario di Nona paragona la Croce alla bilancia del destino.
Bilancia di giustizia e breccia di eternità, la croce è nel mezzo come il legame misterioso tra il Regno e l’inferno. L’icona della Crocifissione esprime nell’asse verticale della Croce il descensus e l’ascensus del Verbo. Il Cristo in croce stava sulla terra come su di una scala con molti gradini (Giacomo di Sarug, Omelia sulla visione di Giacobbe, 95).
La Croce è l’albero di vita piantato sul Calvario (Ufficio dell’Esaltazione della Croce), il luogo della grande lotta cosmica. Gli Atti di Andrea precisano: Una parte è piantata nella terra al fine di riunire le cose che sono sulla terra e negli inferi alle cose celesti.
Perciò sulle icone il piede della Croce è piantato su una caverna nera dove riposa la testa di Adamo, poiché il Golgota è il luogo del Cranio (Gv 19,17). Questo dettaglio simbolico mostra la testa del primo Adamo, e in lui tutta l’umanità, bagnata dal sangue di Cristo.
(…)
La croce è saldamente piantata in terra, mentre il corpo sospeso forma una curva nobile che lo spoglia del peso, lo rende leggero, quasi aereo. Il corpo si avvicina alla Vergine che sta sempre a destra della Croce e sembra slanciarsi verso suo Figlio. La sua mano destra indica la Croce, la sinistra, con la sua immobilità, sottolinea il movimento della destra; le dita sono presso la gola come per impedirne la contrazione provocata da un dolore indicibile: in tal modo soltanto da una mano all’altra passa la voce tragica del silenzio.
La Madre non può muoversi, è immobilizzata dal dolore, la sua anima è trapassata dalla spada. Con le sue vesti scure, fa da contrasto con il corpo pallido, quasi irreale del Figlio. Giovanni, vestito in modo più chiaro, si trova a sinistra e un po’ distante dalla Croce. La sua mano sorregge la testa leggermente china e sembra dirigere i suoi pensieri verso il Signore. Egli guarda in avanti, il suo sguardo è perduto o rivolto al di dentro: da contemplativo medita il mistero della Passione.
Il Salvatore in Croce non è semplicemente un Cristo morto, è il Kirios, il Signore della propria morte e della propria vita. Egli non ha subito alcuna alterazione dal fatto della passione: resta il Verbo, la Vita eterna che si consegna alla morte e la vince.
Quando tu fosti crocifisso, o Cristo, a questo spettacolo la creazione intera fremette di orrore e i fondamenti della terra tremarono davanti alla tua potenza.
Il Dio-Uomo appare nella sua duplice e inseparabile dimensione: con Dio al di sopra e con l’umanità al di sotto. Sopra la croce planano gli angeli ed è il cielo; ai piedi della croce i personaggi in piedi, una pia donna e il centurione Longino, raffigurano l’umanità. Contemplando l’icona si pensa alla bella riflessione di Nicola Cabasilas: È in funzione del Cristo che è stato creato il cuore umano, immenso scrigno abbastanza vasto per contenere Dio stesso… L’occhio è stato creato per la luce, l’orecchio per i suoni, ogni cosa per il suo fine e il desiderio dell’anima per lanciarsi verso il Cristo (La vita in Cristo).
(Pavel N. Evdokimov, Teologia della bellezza. L’arte dell’icona)
Se non ci avessero insegnato come interpretare la vicenda della Passione, saremmo stati capaci di distinguere, dalle sole azioni, se era il geloso Giuda o il codardo Pietro ad amare Cristo?
(Graham Greene, Fine di una storia)