I PRIMI TESTIMONI OCULARI
25 dicembre 2024, NATALE DEL SIGNORE
Messa della notte: Is 9,1-6; Sl 96/95; Tt 2,11-14; Lc 2,1-14
Messa dell’Aurora: Is 62,11-12; Sl 97/96; Tt 3,4-7; Lc 2,15-20
Messa del giorno: Is 52,7-10; Sl 98/97; Eb 1,1-6; Gv 1,1-118

 

Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace (Is 52,7)

 

I primi testimoni oculari della nascita del Signore (esclusi Maria e Giuseppe direttamente coinvolti nell’evento) furono un asino e un bue.
Dei due pacifici animali non si parla nei racconti evangelici, ma sono entrati nella grotta di Betlemme per un versetto del profeta Isaia e per un banale errore di traduzione.

 

Il versetto che li riguarda è di Isaia, il principe dei profeti: Così dice il Signore: ho allevato e fatto crescere figli che si sono ribellati contro di me. Il bue conosce il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone ma Israele non mi conosce, il mio popolo non comprende (Is 1,2-3).

 

L’errore di traduzione, invece, è dello sconosciuto autore di un vangelo apocrifo, lo Pseudo-Matteo. Maria e Giuseppe – scrive – portarono Gesù nella stalla e lo deposero in una mangiatoia, dove stavano un asino e un bue.
L’autore pensava al versetto di Isaia di cui sopra e a uno del profeta Abacuc che chiedeva al Signore di farsi conoscere in mezzo a due età (Ab 3,2).
In greco i termini età e animale si assomigliano e lo sbadato autore dell’apocrifo tradusse così il versetto di Abacuc: Il Signore si farà conoscere in mezzo a due animali.

 

In ogni caso, grazie a Isaia, ad Abacuc e a un errore di traduzione, l’asino e il bue ebbero un posto in prima fila nel presepio, due tranquille guardie del corpo che proteggono il bambino dal freddo più che dai pericoli.

 

Nella grande fattoria biblica i buoi non mancano (Gb 6,5; Is 1,33; 5,18; 11,7; Dn 4,22; 5,21; Ab 3,17), ma sono gli asini che hanno ruoli da protagonisti.
Come l’asina di Balaam, la cui storia merita di essere raccontata, sotto l’albero (Num 22-24).
Il re di Moab aveva ordinato al veggente Balaam di maledire Israele che si era accampato nel suo territorio, così da poterlo sconfiggere in battaglia e scacciarlo dalla sua terra.
Nonostante la voce che gli diceva di non farlo, Balaam sellò la sua asina e si diresse verso l’accampamento nemico. Ma, mentre erano in viaggio, l’angelo del Signore scese e si fermò in mezzo al sentiero con la spada fiammeggiante in mano per impedire a Balaam di portare a termine la missione.
Balaam non vedeva l’angelo, ma la sua asina sì e s’impuntò e non ne voleva sapere di andare avanti.
Il veggente cominciò a bastonarla ma non servì a nulla. L’animale non si mosse.
L’asino, che è un animale più intelligente di quanto s’immagini, deve avere pensato: Meglio essere percossi da un uomo con un bastone di legno piuttosto che da un angelo con una spada fiammeggiante.
Alla fine il Santo Benedetto aprì la bocca dell’asina che spiegò al suo padrone come stavano le cose. Balaam ascoltò la sua asina e proseguì il viaggio con altre intenzioni e quando giunsero sulla cima del colle che sovrastava l’accampamento di Israele, senza scendere dalla sua cavalcatura benedisse il popolo del Signore invece di maledirlo.

 

Alla benedizione di Balaam: Come sono belle le tue tende Giacobbe, le tue dimore, Israele! fa eco quella delle sentinelle che dalle mura diroccate di Gerusalemme gridano: Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunci.
Con la bocca dei bimbi e dei lattanti (Sl 8,3), di asini pieni di buon senso e di mediocri profeti, il Signore annuncia l’evangelo, la buona notizia della salvezza.
Il regno di Dio si fatto vicinissimo
(Mc 1,15) perché il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua tenda in mezzo a noi (Gv 1,14).

 

Nella mangiatoia, alle porte di Betlemme, l’asino e il bue non si nutrivano di paglia ma della presenza del Figlio di Dio. Maria, Giuseppe e i due animali si strinsero attorno a Colui che era la Vita e la Luce degli uomini (Gv 1,4-5).

 

Nove mesi prima l’angelo Gabriele era sceso a Nazareth ed era entrato nella casa di una giovane donna, poco più che adolescente, che contava i giorni che mancavano al suo matrimonio (Lc 1,38).

 

Come l’angelo aveva bloccato il sentiero all’asina di Balaam, così Gabriele bloccò quello di Maria.
Non si servì di una spada fiammeggiante per intimorirla, ma di una parola rassicurante che la invitava a non temere.
E quando Maria disse il suo , con la fiducia semplice e istintiva dei bambini o degli animali, la benedizione scese sula terra.

 

Quando gli angeli parlano con gli asini e con i piccoli la maledizione si trasforma in benedizione e la benedizione riempie la vita di grazia.
Ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio, perché a Lui tutto è possibile (Gen 18,14; Lc 18,27).

 

Un giorno gli animali avrebbero mostrato agli uomini la strada che conduce a Dio.
Un giorno un popolo sarebbe tornato dall’esilio.
Un giorno una vergine avrebbe partorito un Figlio (Is 7,14).

 

Un giorno la mucca e l’orsa avrebbero pascolato insieme e il leone si sarebbe cibato di paglia come il bue, e un bambino li avrebbe condotti (Is 11,6-7).
Isaia, il principe dei profeti, parla al futuro, come di un sogno che un giorno si sarebbe realizzato.

 

A Betlemme, testimoni l’asino e il bue, il Verbo si fece carne e pose la sua dimora in mezzo a noi (Gv 1,14).
La profezia non è più al futuro, ma si è realizzata perché i piccoli e i semplici hanno creduto alla Parola dell’Onnipotente.

 

Nella grotta di Betlemme, Maria, Giuseppe, un asino e un bue si strinsero attorno al bambino Gesù.

 

Presto sarebbero arrivati i pastori con le loro pecore, le donne con cesti di cibo nelle mani e figli attaccati alle gonne e ragazzi con flauti e tamburelli.

 

E allora, l’asino e il bue, con un orgoglio contrario alla loro natura, avrebbero sollevato il muso come per dire che loro, quel bambino, l’avevano visto nascere.

 


Davvero ci sarà un “mattino”?
C’è una cosa come il “giorno”?
Dalle montagne potrei vederlo
Se come loro fossi alta?


Ha i piedi come ninfee?
Ha piume come un uccello?
Proviene da paesi famosi
Che non ho mai sentito?


Oh, uno studioso! un marinaio!
Un saggio dai cieli
Vi prego dica a una piccola pellegrina
Dove si trova il luogo chiamato “mattino”!

(Emily Dickinson 148, 1860)

 

Il messaggero di lieti annunci porti a ognuno di voi la lieta notizia del Figlio di Dio
che ha posto la sua dimora in mezzo a noi!
don Giancarlo